L’otto agosto è arrivato l’ok dalla commissione Criteri Infrastrutturali e Sportivi Organizzativi: il Matusa sarà fruibile dal Frosinone per gli incontri casalinghi di serie A.

 

Notizia questa che è stata accolta con gioia da società e tifosi, vista la stretta connessione con il campo che nonostante i ripetuti interventi di ristrutturazione continua ad esistere dal 1932. Infatti da allora sono stati circa sei gli interventi sul cmunale di Frosinone il quale inizialmente venne costruito privo di spalti, a ciò venne dedicata la prima operazione a fine degli anni ’30 che edificò la tribuna centrale, poi coperta con una tettoia nel 1949 insieme all’innalzamento di un nuovo settore, quello dei distinti. Arrivano poi gli anni ’70 e la struttura comincia a mostrarsi vecchia, è così questo il motivo per cui Luciano Renna, giornalista locale, gli affibbiò il nomignolo di Matusa, che spronò a fine decennio le pubbliche autorità a metter mano alla costruzione con l’erezione di due curve costituite da impalcature metalliche non permanenti. Seguirono poi altri interventi architettonici di ampliamento e diminuzione della capienza dell’impianto, fino ad arrivare a quella odierna di 9680 posti.

Di certo non è lo stadio a cui le costruzioni degli anni ’80 e ’90 hanno abituato il grande pubblico della massima serie, però il pathos non manca e di ciò è cosciente il Toro che ha già calcato due volte il campo di Frosinone.


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